Io sono contenta che negli Stati Uniti abbia vinto Obama. E in modo così schiacciante. Del resto ero anche pressochè convinta che dopo otto anni di governo Bush gli americani non avrebbero votato repubblicano nemmeno se avessero proibito loro i pancakes per tutto il resto del mondo. Avevano fatto indigestione anche i più ghiotti sostenitori di George Dabliù. E' come quando mangi tanta tanta tanta maionese e stai male, allora poi anche le uova ti fanno un po' schifo, anche se non sono espressamente maionese. Sai però che sono le prime responsabili della maionese, e non vuoi più vederle. E così addio frittata anche. Sulla frase di Berlusconi non mi pronuncio nemmeno. Voglio dire, basta, ormai ne dice a nastro, a cosa serva che chieda scusa? Non facciamogli chiedere scusa. Veltroni, pure tu, non cheidere sempre scusa anche quando non hai fatto niente. Il buonismo di Veltroni mi fa l'effetto di un pollo al limone dopo una sbronza di limoncello. Berlusconi non è nemmeno annoverabile tra gli esseri umani, ma mica perchè dice a un nero che è abbronzato. Questa è la sua parte più graziosa. Anche le corna sono state graziose. Pure quella del kapò. Quella credo sia stata la mia preferita. Non l'hanno capito, non voleva rinnovare burlescamente il dolore di una storia orrenda che quelli cercano di superare da sessant'anni. Stava solo avvertendo che ci sarebbe stato uno sceneggiato e ancora cercavano una parte. E' tutto il resto che è preoccupante. No, è drammatico. Io sono contenta che per la prima volta un nero occuperà la casa bianca, che s'è comprato pure il cane (nerissimo), che la firts lady è ancora più nera, che le figlie pure. Che gioca a basket per tenersi in forma. Sono contenta per loro, se sarà un buon presidente, se no mi dispiacerà, si vede che nero non bastava. Perchè in tutta questa aria di rinnovamento che la gente sente in giro a nessuno ha sfiorato il pensiero che potrebbe essere una testa di cazzo. Comunque non sarà così. Solo che qua c'è poco da essere felici. Qua noi abbiamo la stessa merda dell'altro ieri. Mica abbiamo votato qui. Anzi, il centrodestra è al potere da pochi mesi. Ogni tanto mi confondo l'ultimo amndato Prodi e questo Berlusconi e penso bene mancano meno di tre anni. Invece qua è appena iniziato. Ma chissenefrega di Obama se noi abbiamo Berlusconi e la gente ci crede pure. Ma che rinnovamento è? Che Berlusconi non andrà a mangiare il pollo fritto con la salsa barbecue in texas? Sarà questo. A me sta cosa che sento che il presidente degli stati uniti è un po' un presidente globale fa ridere. Avrà delle responsabilità enormi che ricadono sul resto del pianeta, ma lui non sta qua da noi ad ascoltare Borghezio. Loro sono là e noi siamo qui nello stivale. Noi che potremmo camminare perchè siamo una scarpa non andiamo mai da nessuna parte. Abbiamo conficcato il tacco bene bene sul fondo del mare, tra il calamaro gigante e il pesce pagliaccio. Che cosa esultiamo per Obama? E chi esulta? Quelli di sinistra che alle ultime elezioni hanno fatto gli schizzinosi e non sono andati a votare perchè non si sentivano rapresentati da nessuno? Che non era una sinistra era un centro cattolico e conservatore? Potevamo pure noi evitare che tornasse sto gran coglione, invece l'abbimo richiamato a gran voce. E adesso stiamo ancora qui ad invidiare qualcuno che non siamo noi. Siamo un paese di merda. Buon fine settimana
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Quando ero piccola sentivo alcuni grandi dire che crescere è dura, perchè solo quando si prendono le responsabilità succede. Io già preparavo la cartella e andavo a comprare il latte. Prendevo anche la posta direttamente dalla cassetta, senza la chiave, con le mie dita lunghe e magrissime. Allora facevano paura, perchè io ero paffuta. Sembravano le zampe di una salamadra. Insomma, io già mi sentivo piuttosto responsabile, quantomeno utile. Da piccola mi sentivo spesso decisamente utile. Crescendo poi è stato il contrario. Ora sono convinta che l'utile non mi interessa nemmeno un po', l'ho studiato in economia e mi basta. Tra l'altro ancora non ho capito cosa sia la quota d'ammortamento. Ma ho finito gli esami, l'universita mi sta sfornando senza che conosca concetti fondamentali. Cosa si intende per onestà intellettuale? Come si forma un tetrametro trocaico? Cos'ha di tanto interessante la sintassi generativa? Non lo so. Insomma, crescendo ho capito che essere utile non mi interessava nemmeno un po'. E poi ho capito che non tutti i grandi dicono cazzate, ma un buon numero sì. Crescere non si sta rivelando prendersi responsabilità, o meglio, a me questa sembra la parte più interessante. Mi sento fiera come quando mi hanno dato le chiavi di casa, che nemmeno mi servivano, perchè da me c'era sempre qualcuno. Comunque io le teveo sempre in tasca molto orgogliosa e ogni tanto le guardavo. Erano tutte di colori diversi, quella della cantina viola. Ma io la cantina non l'ho mai aperta, perchè ho sempre avuto paura della cantina. Ancora oggi non passo mai dalla cantina. Preferisco farmi un giro tra i gatti randagi e la cabina telefonica investita. Non sarà il massimo della gioia, ma è sempre meglio della paura. Credo che crescere sia vedere che tutto non è esattamente come ci sembrava. Ma per questo nons erve essere responsabili o utili. Serve essere critici e non lo sono molte persone. Essere critici è molto doloroso, come avere sempre una spina infilzata nell'indice. Ma porta i suoi frutti. non la spina, vedere le cose. Più passano gli anni più mi rendo conto che ho sempre visto tutto troppo bello, e dire che mi accusavano di pessimismo. Quello era niente, erano fiori a confronto. Credo che l'importante sia non abbandonarsi allo sconforto e, per quanto possibile, praticare la religione della tolleranza. Che quella è utile, altro che. Io vorrei che tutti facessero questo lavoro di aprire gli occhi e svegliarsi. Perchè lo faccio io, quindi anche gli altri devono soffrire. Alcuni non lo fanno mai. Io non oso immaginare come sarebbe tendersi conto di tutto in una volta sola. Mi impiccherei. Per questo mi suicido un po' quotidianamente, per mitridizzarmi insomma. E più mi microsuicido più mi rigenero, come la fenice. Quella però muore di suo, non se le va a cercare. Infatti non esiste. Che sofferenza che non esista la fenice. Ma è così, bisogna prenderne atto e andare avanti. Per questo il piccolo principe mi ha sempre irritata. Se un cappello è un cappello non è un boa che mangia l'elefante, è un cappello. Il piccolo principe mi faceva girare le balle già a sette anni. E la volpe che aspetti. Meno male che c'era il lampionaio, quello era utile. Perchè qualcuno di utile alla fine ci vuole per forza. Ciao Questa sera ho preso un kebab. A me piace abbastanza il kebab. La prima volta che l'ho mangiato è stato lo stesso giorno in cui mi sono fatta la prima canna, e avevo molta fame. Prima avevo mangiato anche quattro duplo, me lo ricordo. Stasera al kebab c'era la bambina di quello del kebab. Era un po' che non ci andavo, l'ho tradito con l'ovest kebab,ma solo perchè mi stanno più simpatici. All'ovest kebab, che è il kebab vicino alla stazione ovest, vogliono emulare i fastfood americani e hanno messo i menu tutti luccicanti sopra il banconi e poi loro hanno un imbarazzante divisa con cappellino rosso. Solo uno in realtà, ma si vede che è una divisa. L'altro fa l'apprendista, usa la pinza e mette l'insalata, niente di più. Si capisce che è un subalterno. Stasera al kebab vicino al fosso c'era la bambina di quello del kebab, prima non ce l'aveva, adesso c'è, deve avere due anni. La moglie di quello del kebab sta dietro, in cucina, si vede solo il chador sbucare da una specie di finestrella che hanno, che sembra la bocca di un forno da pizza. Quella prima era la pizzeria elvis. Adesso elvis viene in snai a giocare i cavalli, anzi, le cavalle e dice giocami la cavalla dua o trea, o otta o quattra. Non so quale problema abbia elvis, ma così a occhio sembra qualcosa di grave e inguaribile. Da quello del kebab questa sera c'er una famiglia italiana, il bambino ha voluto il panino invece della piadina, ha dato un morso ed è caduto tutto. poi è arrivata la bambina di quello del kebab, da dietro, perchè si vede che preferisce stare con la mamma, oppure il padre non la vuole in mezzo ai piedi e ha paura che corra fuori dal negozio e vada sotto una macchina. Insomma, è arrivata brandendo le pinze per l'insalata e i pomodori, le stesse del subalterno dell'ovest kebab, che è un po' più speziato. Così ho guardato la bambina di quello del kebab e il bambino italiano che fissava incredulo il suo doner sul pavimento. E già che c'ero mi sono guardata allo specchio. E ho provato un sentimento strano per questa bambina, come una specie di invidia, ma anche meraviglia. Perchè deve essere incredibile crescere in un posto tanto lontano da dove vengono i tuoi genitori, che parlano ancora quella lingua là e hanno una bottega di kebab. E ho pensato che quando andrà a scuola qualche volta farà i compiti in cucina lì dietro, dove sta a desso con il cavallino a dondolo. Invidia e meraviglia perchè sarà tutto doppiamente nuovo e non ci sarà solo la scoperta di diventare grande, ma anche quella di diventarlo con un piede a treviglio e l'altro a casablanca e con i suoi parenti assan e mille altri nomi dopo il primo. Poi è arrivato un altro marocchino e questo aveva una felpa azzurra con scritto italia e anche se non c'entra niente ho provato a immaginare me e la mia famiglia quando ero piccola, a come saremmo stati se fossimo andati via da qui in un altro paese, che ne so, l'america, o il brasile, o l'australia. Mio fratello avrebbe comprato una felpa con scritto australia? Io avrei scritto il mio primo racconto mentre mia madre faceva la polenta il resto di quel mondo la ignorava? Sono felice per quello del kebab e spero che la sua bambina brandisca le sue pinze ancora per un po'. Che tanto poi fuori c'è un mondo che nemmeno si immagina Ultimamente inizio a rendermi conto che l'altro è fondamentale. L'altro è un concetto estremamente complesso da spiegare, almeno per me. Dunque, secondo me c'è la vita, che sono un sacco di cose. Sono svegliarsi, studiare o lavorare, fare la spesa, spendere i soldi, andare a votare, leggere i giornali, tutto. Cose normali. Ma non cose noiose necessariamente. Annovero in vita anche un mucchio di meraviglie come essere innamorati, andare al mare, Eppur mi son scordato di te di battisti, mangiare i mandarini senza semi, incontrare persone interessanti, vedere i posti e essere felici. Questa per me è la vita, e comprende anche tutti i suoi cambiamenti improvvisi o quello che ci sembrava impossibile e invece, e le mazzate sui coglioni a ciel sereno. Poi c'è altro. Altro è quello che ci rende coscienti e migliori. Sono le ragioni, più o meno. Ma non gli scopi, le ragioni, perchè si ragiona. Sono convinta che ci sia un sacco di gente che piaccia agli altri e magari guida una bella macchina o ha un lavoro invidiabilissimo o sa andare sullo skate come se camminasse, ma non ha l'altro. Perchè magari a loro non frega niente di saper andare sullo skate così bene, è successo. L'altro è la benzina dei mesi, se no quelli passano ma a pedali, e pedalare tutta la vita non so quanto convenga. Ovviamente l'altro èuna benzina che non inquina per niente e nessuno ci fa le guerre, perchè non è a barili. E' un carburante che si autoalimenta, una volta che la trovi non va mai via. Io sono convinta che ognuno esista per uno scopo, ma è qualcosa che non si può constatare e uno il suo scopo lo conosce solo se sa di averlo e sa di averlo solo se lo conosce. Per esempio, l'altro di un prete, non è quasi di sicuro la vocazione. Forse sono le bocce, o la pittura su tela. Secondo me certi non hanno altro, ma magari a loro va bene così. Spesso noi vogliamo che l'altro non esista, non ci venga a tormentare, e tentiamo di reprimerlo perchè preferiamo tentare di entrare al dottorato o fare gli stage alla mondadori. E l'altro è lì che ci aspetta, perchè prima o poi, se ce l'abbiamo, ci facciamo i conti. E se non ci facciamo i conti rimarrà sempre una specie di prurito, e quell'insofferenza è l'altro che puntualmente rifiutiamo. L'altro è un valore aggiunto e anche io cerco sempre di cacciare via il mio, perchè è faticoso, ma me lo sento. Chi non se lo sente non ce l'ha, chi non capisce cosa sto scrivendo non ce l'ha. Chi capisce invece sì e secondo me molti di voi sanno anche quale sia e sarebbero curiosi di vedere l'altro di tutte le persone che conoscono. Lapalissianamente l'altro è l'altro. Ciao, faccio una fatica enorme a scrivere oggi. Ma mi hanno detto che è inutile avere un blog se poi lo si abbandona. Così scrivo, poi magari mi verrà voglia domani e domani l'altro e si ricomincerà come se nulla fosse stato. Io sono dell'idea che poche cose siano davvero inutili. Un sacco di gente dice ma tanto è inutile, è una cosa inutile, non serve. Essere inutili vuol dire non servire a nulla. Il problema è che io credo anche che poche cose siano davvero utili, ma non per questo inutili. Una persona che conoscevo mi diceva sempre che tutti sono utili, ma nessuno indispensabile. Bè, non sono d'accordo nemmeno con questa terza ipotesi. Allora questo è lo spirito con cui scrivo stamattina, sospeso. Quest'anno non avverto nemmeno l'autunno con tutti i suoi buoni propositi. Non ho ancora pensato di iscrivermi a un corso di kung fu per esempio, o di pittura a olio, e nemmeno di costruire la stazione meteo della hobby&work. Solitamente settembre per me è un mese di grandi entusiasmi. Mi rendo conto di tante cose che da un lato mi fanno soffrire, dall'altro mi riempiono di meraviglia, e si sa che quando c'è la meraviglia si può dire di aver vissuto felici. Insomma, mi capita che alcune cose per cui gioivo qualche tempo fa mi sono indifferenti, e mi capita di stare bene per altre, che sono meno, ma sono diverse. In questo momento non ho da gioire per nulla, per esempio, se non per questo cambiamento, che sembra essere una specie di evoluzione, per quanto terribile possa sembrare. Mi chiedo più che altro se io stia diventando un'adulta piena di amarezza oppure restando un'adolescente irrecuperabile e con la sindrome dei tredici anni. Solo che mi sembra di essermi costruita come un involucro di gomma attorno, per evitare certe sofferenze minime, giusto per dire a quello che mi succede, che mi rimbalza. Per questo di gomma e non di ferro, o di muro. Che a me quelle soluzioni drastiche lì non piacciono. Come lo abbatti poi un muro? E come spacchi il ferro? La gomma si scioglie, si buca con le unghie, e comunque isola dal freddo. La vedo rosa confetto. Mi piacerebbe sapere il colore delle gomme di tutti quelli che conosco, o la consistenza del muro, o la lega del metallo della loro armatura. Sarebbe più facile. Purtroppo però le difese sono invisibili, se no non funzionerebbero così bene. Mi rendo conto, e mi rode, che so benissimo quello che devo fare, ma sono una vigliacca di fondo, e così lascio passare del tempo, sempre conscia che non sto facendo quello che dovrei, perchè fare altrimenti sarebbe un peccato. Quella tesi patetica che devo scrivere è davvero l'ultimo dei miei problemi. Che cazzo me ne frega di Marc Augè. E so anche che quello sarebbe l'unico modo per stare meglio, per darmi entusiasmi molto settembrini, quelli che non ci sono più, per dire. Non so, adesso ci penso. Buona settimana. L'ultima volta che sono stata a Lambrate, in piazzale Bottini c'era un buco, lì, attaccato alla stazione. Così mi sono chiesta cosa ci fosse in quel punto prima del niente e non me lo ricordo. Forse qualche lurido chiosco, o qualche bancarella cinese, forse una casa, che ne so. Forse un parcheggio per biciclette già allora invisibile e recintato. Non lo so, so solo che sono anni che passo di lì e non mi ricordo cosa ci fosse. Capita spesso di percorrere la stessa strada e di non vedere quasi nulla, è perchè si pensa ad altro, che tanto lì ci passeremo domani e tutti i giorni. Invece quando si passeggia per un posto mai visto e in cui forse non si ripasserà a breve teniamo sempre gli occhi spalancati, come se facendo il contrario perdessimo qualcosa di fondamentale. Chissà com'è perdersi nei propri pensieri in un posto in cui non si tornerà mai più. Attraversando il piazzale mi è salita una specie di malinconia, mista a stupore, mista a tristezza, mista insomma. Un cocktail micidiale di emozioni contrastanti in pochi secondi. Cose che segnano, soprattutto a chi non capitano quasi mai. Tipo a me, che non provo malinconia. Ma quando la provo sento una dolcissima amarezza, e mi si perdoni l'ossimoro alla harmony, chiaro. Tuttavia è proprio, esattamente, quello che mi capita nello stomaco. Penso che tra qualche mese finirò definitivamente l'unversità, e che da quella stazione molto probabilmente ci passerò ancora, ma in modo diverso. E così ripenso a tutte le volte in cui ho corso a perdifiato per prendere un treno che tornasse nella mia provincia, o tutte le mattine in cui ho snobbato l'armeria Buzzini, che pure vende cose tanto interessanti, tipo balestre di ultimissima generazione. E anche se sono scesa più spesso in centrale, io ho sempre amato Lambrate, perchè mi ricorda più i miei ambienti, perchè non mi opprime con tutto quel marmo inutile che sembra debba rovinarti addosso da un momento all'altro. E quei cazzo di leoni. E quel piazzale tremendo in cui tutti hanno qualcosa di strano, anche te che ci passi. Non so, mi viene il rimpianto di qualcosa di indefinito, eppure mi ricordo le noie dei treni in ritardo, del freddo delle attese, le macchinette che rubano gli euro. Ma è come se non ci fosse stato niente, è come se volessi che ricominciasse tutto da quando mi sono iscritta in università, per vedere se a riviverlo è bello uguale, o di più, o di meno. E certe volte mi sento quasi troppo giovane, vedendo certi esemplari parcheggiati sui libri per anni, e qualche volte invece quasi vecchia, perchè magari è venuto il momento di smetterla con questi libri su cui sono parcheggiata da anni. Gli anni dell'università sono stati una specie di regalo, se io potessi fare un regalo regalerei questa cosa degli anni dell'università. Anche se ci si sente molto soli dentro quelle quattro mura di stronzi che si credono grandi maestri, credo ne valga la pena. Credo che l'università in sè sia piuttosto un pretesto per evolversi un poco, se la si capisce, per stare da soli, per occupare tutto quel tempo come si preferisce, per girare con il proprio abbonamento e vedere cosa c'è qui, oppure là dietro. Per me è stato così, sono stati cinque anni o quasi di esplorazione, per cui lo studio, le aule, i dipartimenti sono stati soltanto una grigia ed inutile scusa. E anche quella gente, così tanta e sempre la stessa. E niente, provo molto affetto per questa mia malinconia e ci gioco ancora un paio d'ore, poi la mando via. Che tanto quando vuole torna lei. Se il mondo è così trash sono convinta che qualcuno lo decida giorno per giorno. Perchè nel trash siamo davvero un unico mondo, non è lo sport che ci unisce, è la monnezza. Per esempio, i fascicoli topo hobby&work che iniziano a comparire a grappoli, nelle pubblicità. Dico io, come si fa a spendere centinaia di euro per la storia delle moto Guzzi con annessi modellini? E' pazzesco, non può essere. Passino ancora gli spaghetti western, tipo, mio padre vorrebbe collezionarli tutti, ma cosa li colleziona a fare, che non ci va il lettore dvd da due anni. Siamo tutti così pigri e disinteressati che lo terremo lì, rotto, per un decennio almeno. Tanto a me i film piace vederli al pc, con le cuffiette. Non è che mi piaccia diciamo, non posso fare altrimenti. Uno trapana i muri, l'altra si lamenta, l'altro ancora urla al telefono che gli egiziani davanti ai phonecenter a confronto sono laringitomizzati. Comunque tra queste eccezionali raccolte che ci conducono dolcemente all'autunno ce n'è una dai nobili intenti, niente da dire: i grandi classici della letteratura. Sono rilegati in una specie di pelle umana o qualcosa così e non oso immaginare le traduzioni, ma almeno sono libri. Prima uscita doppia offerta (ma perchè è la prima eh), insomma, due libri al prezzo della metà di uno. E cosa mettono? Uno dei due è I promessi sposi, che ormai ce l'hanno anche i cani lupo al canile di fianco alla ciotola dell'acqua, perchè fa arredamento. E quell'altro, no dico, proprio con i promessi sposi, lì, nella stessa confezione, il Kamasutra. Partiamo dal presuppostio che già considerare il kamasutra un grande classico della lettaratura è discutibile. Ma poi, santo dio, proprio insieme al Manzoni? Non si ribalterà nella tomba giusto perchè è cenere da un po', e anche perchè in fondo lui, a dispetto di quanto tutti credessero, era uno avanti. Comunque è il concetto, è il concetto porca miseria. La seconda uscita cosa sarà? Piccole donne e il Capitale? Le operette morali e Paperinik? Ma ci sarà qualcuno che li colleziona e se n'è accorto? E poi, non bastano quelli dei quotidiani, già tanto difficili da evitare? Si chiamano collaterali, come gli effetti dei farmaci mica per caso secondo me. Io comunque non devo parlare che nel novantadue raccolsi l'intera collezione de I dinosauri, con tanto di brontosauro o t-rex montabile, una scapola alla volta, e fluorescente. Vogliono farci del male, e noi passiamo l'esistenza a chiederci cosa sia bello e cosa no, cosa sia da evitare come la morte e cosa da accogliere commossi a braccia aperte, come si accoglie un vecchio amico che non si vedeva da tanto tempo. A me comunque la collezione di garzantine complete mi ha sempre fatta sbroccare e anche ora la desidero con tutta me stessa. Io, per esempio, che non sono solita invidiare gli altri più del dovuto, invidio specialmente chi se ne intende, o almeno finge di intendersi di musica. Perchè la musica è sempre molto affascinante, la musica li batte tutti, è una certezza. Ti piace leggere sei un colto o un pedante, ti piace fare sport sei un fanatico, ti piace scrivere sei un illuso, ma se ti piace la musica, sei un figo. Per esempio, anche i ragazzini e quelle loro mode bizzarre sono sempre e da sempre collegate ad un certo tipo di musica, mica a dei libri o dei giornali o alla pesca con la mosca. E tutti girano con le cuffiette, e sono molto fortunati che abbiano inventato questi lettori mp3: hanno tutta la musica gratis che vogliono racchiusa in pochi centimetri. Lo trovo sconvolgente, come mia nonna il sushi. Non bisogna essere decrepiti per ricordarsi l'walkman o peggio il lettore cd portatile. Io ho sempre odiato il lettore cd portatile, anche se era più tecnnologico dell'walkman perchè non dovevi stare a farti le cassette. Ma gesù era grosso quanto un disco volante, non stava nella tasca di nessun pantalone che una persona normale potesse indossare. E così continuamente ci cambia il mondo sotto i piedi, perchè qualcuno è più sveglio di noi e si dà una mossa che se fossero tutti come me staremmo ancora con le lampade a olio. Anzi no, forse solo all'olio. E moltissimi ragazzini imparano a suonare la chitarra o il basso o la batteria e formano quegli inascoltabili gruppetti che seviziano tutti alla festa della scuola, per esempio, e chi suona lo conoscono tutti. Quello lì è il chitarrista di quelli là, e quello il bassista di quegli altri. Hai visto Claudia? Adesso sta con il batterista di quegli stronzi dei. Non so, mai nessuno che si inventi un bel gruppo di lettura o di scrittura, al liceo, invece che stare dietro a chitarrine, amplificatori e quant'altro. Come è ripetitivo il mondo nel suo evlversi perenne. Ah, se fossi appassionata di musica, potrei deliziare l'intero pianeta con l'ultimo album di, l'ultimo singolo dei. E quanti concerti, concerti come se piovesse. Credo che i miei preferiti siano quelli che ascoltano solo musica straniera perchè quella del bel paese fa cagare. Che poi magari è vero, ma almeno si capisce cosa dicono e comunque anche coi gruppi inglesi si capisce cosa dicono con un po' di attenzione, ma io ho sempre preferito i cantautori italiani a quelli stranieri, perchè ritrovo le mie vocali, le mie consonanti, la mia lingua fantastica che parliamo solo noi nell'universo e per questo ci tocca di impararne altre a scuola e poi non ne sappiamo mediamente nessuna, a meno che non ci mandino all'estero a calci nel culo o ci sposiamo qualche forestiero o forestiera. Certe volte è strano nascere in un posto e ci si chiede come mai poprio qui e non altrove. E non si ha nessuna risposta, come al solito. Tuttavia dando un'occhiata in giro, poteva andarci drammaticamente peggio. Se fossi nata in cina sarebbe stato un casino essere allergica alla soia. E poi sarei stata cinese e magari avrei indossato quei loro orendi jeans con i fiori. Secondo me, per esempio, Venditti è imbattibile nella sua pacchianaggine ed io lo amo follemente, più di John, più di Kurt, più di Bob. E ciao Per i miei diciannove anni la mia migliore amica mi aveva organizzato una festa a sorpresa. Quando leggo in fondo a Io donna quell'intervista di Paolo Di Stefano con quelle domande precotte rivolte a certi personaggi e arriva tipo qual è stato uno dei giorni più felici della tua vita, io credo che avrei difficoltà, perchè mi sembra che i miei felici siano giorni deficienti. Comunque i momenti più felici della mia vita sono stati quel compleanno e prendere ottimo agli esami delle medie. Roba da pazzi, se penso che per esempio prendere un voto ad un esame, oppure la maturità, mi sono scivolati addosso come il sapone sui piatti a lavarli. E ancora mica mi sono evoluta, rimangono i momenti più felici della mia vita. Poi ho avuto attimi pazzeschi, emozionanti, eccezionali, eroici, ma la felicità è un'altra cosa. Per questo credo non ci si debba sempre battere per essere felici, la felicità sono un voto a quattordici anni e un compleanno a sorpresa. Possono permettersela tutti, più o meno. Credo che la felicità sia solo una delle tante possibilità dell'esistenza. Sono momenti rari perchè esistono talmente tante possibilità, che un giorno in più troppo felici, si perderebbe chissà quale meraviglia. Poi l'essere umano si è fissato con questo concetto e amen, si sa che quando ci fissiamo con qualcosa poi ne parlano tutti. Così ne hanno parlato scrittori, poeti, sessuologi, sociologi, preti, e la felicità è diventata quella chimera che si crede, e non una delle mille possibilità che qualcuno ci scaglia addosso random, un giorno io, uno tu, uno quello là, certi mai nemmeno a morire. Sono molto serena, in materia di felicità. La prendo per quel che è. Alla mia festa a sorpresa mi avevano regalato una borsa per andare all'università. Passare dallo zaino liceale alla borsa universitaria allora era un grande traguardo, erano soddisfazioni. Ora usano la borsa anche a scuola, sti fighetti. Guardavo circa tutte le sere la mia borsa verde, perchè non vedevo l'ora di andare all'università, perchè iniziava qualcosa di totalmente nuovo, e forse anche per quel cavolo di voto delle medie, anche lì iniziava qualcosa di nuovo, iniziava il liceo, che forse è stata la mia scelta migliore. Ecco, forse sono i cambiamenti a rendermi felice. Io lo so che è così. Mi rende felice quello che non conosco ancora, staccarmi da qualcosa e cercarne una sempre nuova. Non mi capita con le persone però, solo con le cose da fare. Ma in fondo, per esempio, anche Ulisse è stato felicissimo di trovare il suo cane una volta ritornato ad Itaca e poi quello è morto perchè lo aveva aspettato quei vent'anni di troppo. Ecco, il mondo e le persone che stanno con me sono qualcosa di profondamente scisso forse, non credo troppo nel raggiungere qualcosa insieme a qualcuno; ritengo più opportuno raggiungere qualcosa e poi tornare tra chi mi vuole bene, con l'egoismo che caratterizza quelli come me. Non ho ho lo spirito avventuroso di Ulisse in materia di viaggi, ma nel mettermi in situazioni scomode, controproducenti e quindi eccezionali ho la presunzione di poter competere con quel sant'uomo. Fortuna che queste cose non le conosce poi nessuno, almeno quello. Il compleanno di oggi mi sembra tranquillo, c'è un sole debole, i cani abbaiano, i merli mi importunano i gerani, più o meno si avanza. Auguri Sara |
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November 2008
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